Antonio Carbonelli
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Quello che è accaduto nel XX secolo, nel bene e nel male, compreso Hitler, affonda le sue radici nella filosofia: la filosofia di Hegel, Marx e Nietzsche. Allo stesso modo, il materialismo, il soggettivismo, il nichilismo e il liberismo del nostro tempo affondano le loro radici nel pensiero filosofico: da ultimo, nella filosofia del liberismo di Mises, Hayek e Milton Friedman, cioè nei “fondamenti teoretici della crisi”: a) blocco dell’inflazione, a vantaggio di patrimoni maggiori; b) eliminazione progressiva di scuola, sanità e pensioni pubbliche, per alleggerire la tassazione per i redditi e patrimoni maggiori; c) l’eliminazione progressiva di sindacato e diritto del lavoro, per comprimere i salati; provocando gradualmente, per tutte e tre queste vie le maggiori “diseguaglianze crescenti”, cioè la maggior redistribuzione patrimoniale possibile verso l’alto, in favore di un 1% sempre più ristretto e in danno di un 99% sempre più vasto, compresi i redditi e patrimoni medi e medio-alti.

Nei primi due volumi ho proposto un ripensamento radicale della filosofia di Kant, Marx e altri autori. In questo terzo volume propongo di “rileggere” un’altra cinquantina di autori, e, soprattutto, a partire da un ripensamente della logica induttiva o dei “primi principi” alla luce della filosofia di Popper e delle “strutture profonde” del linguaggio alla luce della filosofia di Chomsky, di individuare gli strumenti intellettuali di un nuovo pensiero forte e di un nuovo programma etico e politico.

Per “andare oltre” la “notte scura” in cui la filosofia in generale, e l’etica in particolare, si sono cacciate dopo Kant.

Per non rassegnarsi piagnucolando all’apparente assenza di valori e di punti di riferimento del nostro tempo, mentre c’è chi ha le idee sin troppo chiare sulla direzione cui condurre silenziosamente l’economia e la società.

E per contribuie allo “sviluppo di una nuova sintesi che superi le false dialettiche degli ultimi secoli”, come auspica Papa Francesco al punto 121 dell’enciclica “Laudato si”.

Sapendo che, come rilevava proprio Hayek, “in realtà la speculazione filosofica è cio che sulla terra influenza maggiormente gli uomini, e che alla lunga sopraffà qualsiasi influenza”.

E che il nichilismo e il disegno liberista non si fermeranno, finché un nuovo “pensiero forte” non sarà passato dalla filosofia all’opinione pubblica.