Maria Teresa Venturini
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Non occorre un sistema di gingilli retorici per entrare in un mondo fatto di soavità sferzante e forza delicata.

Basta l’immediato utilizzo di parole comuni che paiono, invero, molto poetiche. E’ questo il mondo di Maria Teresa Venturini, un mondo di immagini ed emozioni altamente introspettive, profondamente intimistiche. Il cuore dell’autrice pare esplodere e farsi parola.

C’è un viaggio che suscita emozioni, l’isola Santorini, il dolore per la perdita del proprio padre (stessa basilica / stessa entrata / gente come allora, ma la musica è diversa / il sadico organo, suona altre note).

C’è poi il pensiero che si fa sociale, un urlo di indipendenza dalla sterile società (“Persone azzerate”). C’è tanto.

L’autrice racconta per immagini, come la terra malgascia che descrive dove si perde nei sorrisi dei bambini africani. E si interroga, come è giusto che sia, sul senso profondo della vita. Tale domanda autoimposta pare una frase retorica, ma in questa retorica l’autrice racchiude tutta la propria essenza, genuina, diretta, come i suoi componimenti.

In tutto questo non risparmia emotività e si regala un angolo speciale di sentimenti e buone cose.

MARCO SERRA TARANTOLA

(dalla prefazione)